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rato come fondamentalmente romeno, ma è forma del latino volgare non ancora trasformata nel romeno «frate».

Gli inizi della letteratura romena debbono riportarsi al secolo XV, benché i più antichi manoscritti non sieno che nel secolo seguente, giacché la critica e l’indagine storica hanno ormai dimostrato che i prototipi di essi risalgono alla metà del secolo XV e rappresentano traduzioni dallo slavo ecclesiastico o paleoslavo fatte nel nord-ovest della Transilvania o nella regione del Maramureș, sotto l’influsso della propaganda hussita, che inculcava la traduzione dei libri religiosi nella parlata viva del popolo. Il medesimo fenomeno, secondo l’opinione di Ezio Levi, sarebbe avvenuto in Italia per i testi religiosi dell’eresia dei catari o patarini. La teoria del Levi ha incontrato molte opposizioni, ma è innegabile che un rincalzo possa venirle dall’analogia del fenomeno avvenuto in Romania. Codesti testi sono: la «Psaltirea Scheiană» (sec. XVI), la «Psaltirea Voronețeană» (sec. XVI), e il «Codicele Voronețean» (sec. XVI), trovati rispettivamente nei monasteri di Scheia in Transilvania e di Voroneț in Bucovina. La lingua di codesti testi presenta uno spiccato carattere dialettale (caratteristico è il fenomeno del rotacismo per cui l’n intervocalico si cambia in nr: bunu, bunru: «buono»; unulu, unrulu: «l’uno»; binele, binrele «il bene», e che (col gruppo -nr ridotto a -r si riscontra anche presso gl’istro-romeni, detti perciò anche ciribiri, perchè pronunziano ciri invece di cini (dr. cine, «chi») e biri invece di bini (dr. bine, «bene»).

Codesti testi, stampati la prima volta in Transilvania, si diffusero largamente in tutta la Romania, perdendo a poco a poco le loro caratteristiche dialettali, un po’ come le nostre poesie siciliane quali le leggiamo nel cod. vat. 3793 e nel Laurenziano Rediano 9; sicché, quando, nella seconda metà del secolo XVI, il Diacono Coresi di Târgoviște li pubblicò a Brașov coll’aiuto dei magistrati sassoni (luterani) e di alcuni nobili ungheresi (luterani anch’essi) con caratteri cirillici da lui portati per la prima volta in quella città, possedevano già quasi tutte le caratteristiche della lingua valacca, che doveva poi divenire la lingua nazionale.

A questo punto sarà da fare un po’ la storia della stampa in Romania anche perchè, almeno per queste opere i suoi progressi coincidono con quelli della cultura in generale e quindi delle pri-