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come non si sazia l’inferno
di boieri da divano,
di vornici e vatamani.
E bevo questo bicchiere
per gran desiderio d’allegria,
per gran desiderio di giustizia,
di bontà di bontà
di fino del fino,
com’è la sorgente del vino;
per la fertilità dei campi,
che, quando fioriscono,
tutti si rallegrano.
L’un con l’altro quando c’incontreremo,
non ci sia alcun motivo da evitarci.
Quando ci troveremo insieme,
promettiamo che ci abbracceremo;
quando fra noi saremo,
del buon vino ci offriremo.
Quando incontro ci verremo,
ci baceremo.
Pace tra i fratelli
e pace tra i Re,
i boiari grandi
diventin guardie campestri,
i piccoli boieri
restino poveri in canna;
ma noi contadini
possiam fiorire come lo zafferano.
E i traditori
li sbranino i cani
e persin le gatte
rodan loro le scarpe.
Ed io dico alle vostre signorie: Amen!
E bevo questo bicchiere di vino,
lo bevo fino al fondo
perchè viviate contenti.
E sarei anche disposto
a por fine alle mie chiacchiere,
ma ho paura che non mi darete più da bere.
Ed io, per me, darei un po’ di vino anche alle ragazze,
ma ho paura che non s’ubbriachino
ed allora (si sa!) le mamme
non darebbero la colpa a loro,
ma se la prenderebbero con me,
e mi direbbero villania,
accusandomi d’averle fatte bere.

(M. Gaster, Chrestomatie Română. Leipzig București, 1891, vol. I-II, 316-319. Trad. di Ramiro Ortiz).