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potuto innalzare una tal chiesa? È la più bella di tutta la cristianità dell’oriente, cioè della sola vera cristianità. Sta qui salda sulle sue fondamenta davanti agli occhi nostri e tuttavia è tanto leggiera che potrebbe benissimo galleggiare anche sul mare. Qui o trasportata a volo per l’aria in altro paese, sempre sarebbe la più bella di tutte. Ed è frutto del tuo lavoro e delle tue mani!

Manole. — Che è il lavoro? Che son le mani? Che son l’amore, il dolore e la morte nostra? Altezza, ed anche tu, padre Bogumil, pregate che non si radichi nel cuor di nessuno come in quello di Mastro Manole di tremenda memoria la passione del fabbricare. Chè questa passione, quando entra nel cuore di un uomo, è fuoco che distrugge chi lo porta in sè e tutto all’intorno. Ed è punizione allo stesso tempo che maledizione. Indovinerà mai qualcuno? No, non indovinerà; — e nessuno indovinerà — dove sono? che vogliono? Non chiedete linguaggio chiaro a chi ha rotto il pensiero. Di sotto i piedi la terra non vuol sparire; nella tenebra fitta mi trovo senza via d’uscita e senza bastone; Signore, per qual colpa a me ignota sono stato punito col desiderio di realizzar la bellezza?

Voda. — Credevo di trovarti più calmo.

Manole. — Non trovo più il mio posto in tanto spazio. L’ora mia è passata. Ho dato quel che ho dato, ogni di più è superfluo. Davanti alle porte chiuse sanguino accanto a quanto fu per me più bello nella mia vita.

Bogumil. — Non giudicare, non pesare, non ragionare. Credi! Manole. — Senza volerlo oggi e sempre il mio pugno si stringe contro la fede; oggi e sempre!

(I boieri e i monaci si muovon minacciosi e gli s’avvicinano scandalizzati).

Bogumil. — Calmati, Manole, frena le tue parole. Credi! Non giudicare, non misurare. Credi! Non maledire, non ragionare. Credi!

Manole. — Guarda il mio braccio: non è armato. Guarda i miei occhi: oggi son buoni. E blando è anche il mio modo di camminare e di stare in piedi, giacché... giacché... Oh, non so, ma il mio spirito è tanto abbattuto, da non poter esser che amaramente pacificato... Tutto quanto m’è restato è la violenza dello slancio...

Bogumil. — Ti sarà perdonato questo peccato ed anche mille altri!

Voda. — Non istringere i pugni, Manole, chè la tua chiesa canta per tutto il paese. Se la vedessi una volta dal fondo della valle, lo sguardo ti si adagerebbe sui ricordi. Tutto è anche più meraviglioso di quanto si poteva vedere nel bozzetto. Io, quando la vedo, dimentico i tesori che m’è costata, la cattiveria dei cortigiani e le trame dei congiurati.

(I boieri e i cortigiani si guardan l’un l’altro significativamente).

Manole. — Il cuore grida giorno e notte la sua solitudine come i galli di bronzo dalla cima delle fortezze abbandonate. No, Signore, i miei ricordi non si spengono. Gli occhi non si chiudono. Alle mie orecchie il sonno non tace Mi sento come una lagrima tardiva e cerco riposo di pietra.

Bogumil. — Grande è il tuo dolore, nascoste son le vie del Signore.

(Vuol far sopra di lui il segno della croce).

Manole (glielo impedisce). — Ancora no, Padre, ancora no.

Un monaco. — Rifiuta il segno della croce!

Voda. — Manole, che hai? Tu sei malato.

Manole. — Ella è morta nel muro, ma in me grida ancora. Innalzandosi