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Cellino (dibattendosi): Lasciami... lasciami... Nuoterò fino al muro dell’Arsenale, fino alla mia gondola. Ma lasciami uscir di qui: sento d’impazzire!

Alta (agitata, con accento di preghiera, e una specie di pianto nervoso senza lagrime). — No, No, Cellino. La gondola non c’è. E poi non potresti scalare il muro dell’Arsenale. Che vuoi fare? È una pazzia. Potresti annegare. E questo non lo voglio. (Gli avvince le braccia attorno al collo).

Cellino (impietrito). — Alta, che vuol dir questo?

Alta (terrorizzata, abbracciandola come una cosa cara che si è stati in procinto di perdere). — Vorresti morire? E che sarebbe per me la vita senza di te?

Cellino (sempre stupito). — Alta, Alta, che vuol dir questo?

Alta (dal profondo dell’anima, da tutto il suo essere). — - Non lo so, non so più nulla; ma so che impazzirei, se tu morissi.

Cellino. — E Gralla?

Alta. — Ah, ah, ah! È stata una follia. (Quasi gli si butta ai piedi): — Non è vero nulla, non è vero nulla!...

Cellino (che non sa rendersi ancora conto di come si sia salvato). — Che dici?

Alta (in fretta, sempre più appassionata). — La flotta parte questa sera. Va contro i pirati. Ci sarà battaglia in alto mare.

Cellino. — E il Conte?

Alta. — Il Conte è già partito.

Cellino. — Ma non doveva salpare domani?

Alta. — Si tratta di una notizia fatta diffondere ad arte. Si son prese misure per disorientar le spie dei pirati.

Cellino (che non crede a sè stesso). — Davvero? (Con gioia infinita): Davvero?

Alta (abbracciandolo senza veder più nulla). — Sì, sì!

Cellino. — Ma che è avvenuto? Perchè tutto ciò?

Alta. — Non lo so, non so più nulla; so solo che t’amo, che sei quanto di più caro ho portato sempre nel cuore...

Cellino (tornando in sè). — Oh, le donne!

(Trad. di Ramiro Ortiz).


Da «Mastro Manole» di Lucian Blaga.


Atto V - Scena III.


Manole. — Ho toccato colla fronte la terra e ho detto: «Signore, se punizione è stata, perchè m’hai punito? Non ho rubato melagrane proibite per conoscere il bene e il male. Non mi son preso giuoco, spingendo gli uomini alla lussuria, degli angeli mandati a Gomorra. Non ho voluto innalzare una torre dalla cui sommità ridere del popolo tuo, Signore. Ho sentito il tuo soffio avvicinarsi alla mia bocca e quindi allontanarsene. Solo la tua glorificazione ho voluto. E tuttavia m’hai messo alla prova con tutte le gerarchie tue angeliche. Se punizione non è stata, che è stato?

Bogumil. — Vocazione e grazia.

Voda. — Non sii mai ingiusto cogli avvenimenti, Maestro. Non è stata una fortuna, crudele e venuta troppo tardi, ma sempre una fortuna, l’aver