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per paura
che non cessi, finch’io traversi il camminamento
la scena miracolosa:
sul declivio lento,
un soldato si rappezza la giacca sdrucita,
e, con infinita indifferenza,
così, seduto, come se ne sta, alla turca,
di tanto in tanto volge il viso sofferente
verso il cielo, verso il sole,
e sorride
nella pioggia irreale della luce.

Raggomitolati nella trincea, i soldati lo contemplano
inorriditi di quella candida follia,
ridendo con troppo contrazioni nervose,
e, mentre l’uomo continua a cucire,
preoccupato ora dei particolari,
essi lo veggono a ogni momento
cadere, colpito duramente in fronte.

Ma, come su di un vassoio,
nell’erba,
a venti passi dalla trincea appare
un capo biondo di tedesco timido, con barba
e baffi color d’erba ingiallita.
Guarda con occhi vividi quello su cui
cadon tanti raggi caldi,
e gli sorride luminoso
col viso fiorito,
ebete di felicità:
”Die Sonne, Kamerad!”

(Trad. di Ramiro Ortiz).


VANITAS

di Camil Petrescu

Salendo in spirale,
un tornio con lame d’argento
ti modellò nell’avorio,
e la tua bellezza è una spirale che ascende...

E come effimeri siamo
tuttavia noi, noi due...
soave Kiksikém,
tutta la notte
tra l’immensità del passato
e quella che viene!
Ci siamo incontrati per un miracolo del caso,
di due stirpi diverse,
nell’umanità che fluisce, due corpi.