Molto ricercato dai boscaioli,
nel letto d’un torrente e nell’argilla untuosa,
regnava sul popolo dei funghi
Riga Cripto, nascosto cuore.
— In paesi di ghiacci maledetti
viveva, ai medesimi suoi giorni,
una piccola, mite lappona
tutta chiusa nelle sue pelli; per nome; Enighél.
Dai deserti del ghiaccio
ella discese colle sue renne
all’aria umida, sempre più a Sud,
e cadde stanca a sedere sul musco,
regno di Cripto, amor della prateria.
Su tre tappeti di frescura
lene s’addormentò. Su lei, rami di verzura.
Ma, accanto al suo seno, un Riga calvo
col suo vecchio eunuco
venne a tentarla con dolcezza:
— Enighél, Enighél,
t’ho portata la confettura,
ecco le fragole, che so ti piacciono,
prendile e versale nella bisaccia.
— Riga calvo, d’assai buon cuore
ringrazio la tua Maestà,
ma a raccogliere io vado
fragole più fresche nella valle.
— Enighél, Enighél,
la notte è al termine. Vien la luce.
Se tu te ne vai a far raccolta,
comincia, ti prego, da me.
— Ti coglierei, Riga gentile,
ma l’alba comincia la sua danza
e tu sei umido e delicato,
sì che temo che presto morresti.
Lasciami andare e attendi a maturare.
— Maturarmi, Enighél,
molto vorrei. Ma, vedi, dal sole
cento sogni paurosi
mi tengon lontano. È rosso, è grande,
ha macchie terribili d’ogni specie.
Lascialo andare, dimenticalo, Enighél,
nel sogno fresco, all’ombra.