Pagina:Ortiz - Letteratura romena, 1941.djvu/237


— 237 —

Strappandoci dal cerchio delle forze latenti,
alla Vita universale e profonda in braccio ci daremo:
e i nostri nervi, idre dalle mille bocche, berranno
il suo nascosto mare di fiamme violente.

E da per tutto, in corpi e voci bollenti, orgia
di ritmi vivi, di lava, di fremito infinito
facendo tremar vertebre di silice e granito,
riderà folle la vital Concupiscenza.

(Trad. di Ramiro Ortiz).


IL PAVONE

di Ion Barbu

S’inchinava, orientale e molle,
granturco a beccar dalla tua mano,
azzurro e caldo nel tuo grembo palpitava
come la fiamma dell’alcool nella tazza.

Su d’un ceppo seduto il tuo buffone
occhi ineguali, tristi e terribili rotava;
ma la mano ti torse come si torce un panno
e ruppe il collo all’uccello palpitante.

(Trad. di Ramiro Ortiz).


RIGA CRIPTO E LAPPONA ENIGHÉL

di Ion Barbu

— Menestrello triste, più fumoso
del vino che si beve alle nozze,
dal padre della sposa regalato
di borse d’oro, nastri, «betéle» (1) luccicanti;

ignobile e pigro menestrello,
canta ancora una canzone,
raccontami d’Enighél Lappona
e di Cripto, re dei funghi.

— Paraninfo re del banchetto,
il tuo pranzo nuziale m’ha scottato la lingua!
Pur la canzone ti vo’ cantare
di Enighél e Riga Cripto.

— Cantala dunque, menestrello!
Con accenti di fuoco me la cantasti un’estate,
oggi cantamela spenta, sottovoce,
alla fine del pranzo, nella mia stanza.

  1. Fili d’oro che si appuntano al petto degli sposi.