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Vecchio e cieco, ti si fa innanzi |
(Trad. di Ramiro Ortiz).
Seguace da principio del Balthasar, poi conquistato da un gioco tra dadaista ed ermetico di immagini rare fine a se stesse, Ilarie Voronca può definirsi il più immaginifico dei poeti romeni. Dotato di una solida cultura, anche italiana, l’ho udito recitare una volta — ad una festa scolastica — un sonetto rinterzato della «Vita Nuova» con un’aria talmente estatica, trasognata e funerea (si trattava di quello che comincia: «Morte villana, di pietà nimica») che non l’ho più potuto dimenticare. Chi m’avesse allora detto che quel giovinetto pallido sarebbe stato uno dei più «modernisti» poeti romeni?
Cito qualche verso dal «Braccialetto della Notte»:
Un’ellera di pace s’arrampica sui colonnati dell’ombra, |
E credo che possa bastare. Ma non sempre Voronca è così ermetico. Alcuni suoi versi (mi par di veder l’ironia buona del suo sorriso) possiamo capirli anche noi, miseri mortali:
Quando gli occhi esplodono in lontananza come obici, |
Di Lucian Blaga, poeta e filosofo, citeremo «Crepuscolo autunnale» e altre due poesie: «Aratri» e «Il cieco»:
CREPUSCOLO AUTUNNALE
di Lucian Blaga
Dalla cima delle montagne il crepuscolo soffia |