amata; ha qualcosa di comune con quella di questo poeta romeno divenuto ormai caposcuola e riconosciuto ormai — dopo un po’ di fronda — come uno dei più originali poeti contemporanei.
Di Alexandru Philippide, poeta magnifico, sonoro, originale più nell’espressione verbale che nella concezione, riporteremo dal volume «Aur sterp» (Oro sterile) due poesiole che ci sembrano caratteristiche:
Stasera il vento s’è scagliato contro il cielo
e il suo corpo di toro colla coda nella Via Lattea
s’è rotolato sulla volta stellata per sollevarla
sulle corna e rovesciarla;
ma il cielo ha scricchiolato a lungo, e d’allora
il vento vuol sollevar sulle corna la terra
e corre selvaggio per la pianura
ferito e cieco e il suo corno solitario
è la luna che tremola, serena
confitta in cielo,
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L’archetto d’un antico violino
quando il Ritmo pigro si distacca,
nell’ombra della sera lunghi brividi
sottili negli angoli freddi accende.
Coricato sul pigro tappeto,
in cui il suo passo si perde,
col ventaglio suo leggiero
si fa vento il Buffone verde...
Ma, ecco, nell’aere vuoto
una stanca Eco trasale
ed ora comincia una danza lenta
sui raggi del crepuscolo.
La finestra verde s’è aperta,
sorridente nella penombra;
per essa irrompe un Sogno
azzurro nella sua barca d’ombra...
Salute, inquieto menestrello!
Scendi per scalini di baci
verso un aereo castello
costruito di molli voli di farfalle...
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