è scritto in buon latino
e potete farvelo leggere;
se non sapete, come se fosse brace ardente
guardatevi dal toccarlo,
e chiamate il prete
che lui il latino lo sa;
ma non uno di quelli ch’han la barba lunga
che a leggerlo non gli bastino tre giorni.
nè di quelli dalla barba rasa
chè ci tenga qui fino a sera,
nè uno dalla barba folta
che lo legga e non lo capisca;
ma di quei che san succhiare,
che lo legga in due sorsi,
chè non è documento latino,
ma, come vedete, una borraccia
con buon vino di Collina
(quando lo bevete vi cade il berretto di pelo)
con vino di Valle Lunga
(quando lo bevete schioccate la lingua).
Orsù bevete, alla buonora!
Bagnatevi l’ugola, buona gente,
chè ve ne state colla bocca aperta?
Prendete la borraccia e passatecela l’uno all’altro
e dateci quella giovinetta fata,
che la portiamo all’Imperatore
e mettiam fine agl’indugi!
Non crediate che scherziamo
o diciam parole vane,
ma preparate quanto più roba
buona a banchettare,
portate fieno e carri
che i cavalli abbian da mangiare,
macellate i vitelli più grassi
e date ai giovanotti da mangiare;
radunate le ragazze più belle
perchè danziamo con loro.
Poi adornate la casa
con drappi di seta
e, per i giovani ambasciatori, preparate delle tende
con molto spazio da potervi star tutti.
Imbandite un gran numero di tavole
e guarnitele con cibi scelti
e confetti squisiti
come l’uso richiede.
E, se per caso non fosse possibile
far tutte queste cose,
non istate neppure a rispondere,
ma cercatevi un posto dove nascondervi,
chè gli ambasciatori non intendon ragioni
e vi trovereste a mal partito.