Pagina:Ortiz - Letteratura romena, 1941.djvu/229


— 229 —

Il bianco assenzio con gusto di fiele amaro
copre nel fitto orme d’uomo e di fiera.
Il cielo si spezza il petto contro una nuvola.
Le acque stagnano. Le foglie tacciono. I raggi muoiono

La lupa, corpo di cenere e occhi di brace,
ansima immobile sotto i nocciuoli,
sta in ascolto, e muove lenta verso il guado.

Pronta a slanciarsi tra le foglie che cadono,
adunchi artigli infigge nel terreno
e colla lingua si lecca l’immagine nell’acqua.

(Dal volume «Accanto alla terra». Trad. di Ramiro Ortiz).


PER UN UCCELLO MORTO.

di Adrian Maniu

Piangevi tenendo sulla palma l’uccellino morto.
Solo la morte aperse la sua gabbia-prigione.
I suoi gorgheggi aveva brillato come raggi di sole
ed ora l’uccello giallo sembra una foglia secca.

Una foglia d’oro. La morte è una ricchezza,
che Dio a tutti dona, misericordioso.
La perlina degli occhi suoi non ti seguirà più.
Quanto ora ti dice con dolore, ti cantò con allegria,

Amore, dietro le grate delle nostre costole,
non credi tu ci sia un povero uccello morto?
II nostro amore, destinato ai più alti voli
non è forse prigioniero lontano dai nostri pensieri?

E prigione non può essere anche una mano,
cui s’innalzan canti spesso noiosi?
Amore, nella vita del petto un canto muore
nel mio cuore: piangilo ora che l’hai in mano!

(Dal volume «Accanto alla terra». Trad. di Ramiro Ortiz).


Un gregge di pecore è ritratto con un’abilità di pittore animalista, che ci fa pensare a un quadretto del Palizzi (più la sensibilità moderna, che sa cogliere il rapporto fra le pecore e le nuvole):

Sotto, il gregge: pecore col capo appoggiato a pecore;
sopra s’inseguono e s’accavallano nuvole grevi.

(Da «Vecchio pastore». Trad. di Ramiro Ortiz).