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ma l’acqua salmastra e calda li respingeva
e spesso qualcuno più giovane se n’andava
con lagrime di dispetto sul viso...
e spesso qualcuno più vecchio rideva
— come tutti quelli che conoscon l’acqua della vita —

...Era una fontana dal grave contrappeso,
dall’acqua salmastra, e calda e cattiva,
ma la forcella colle braccia aperte stava alla posta
attirando da lontano i viandanti.

(Dal volume «Soaptele amurgului». Craiova, 1920. Trad. di Ramiro Ortiz).


Adrian Maniu è il poeta delle «Figure di cera», dei «Fiori di carta», del «Bicchier di veleno» ed ora della «Strada delle Stelle». Delicato, quasi femminile, un po’ morbidamente sensuale, innamorato di tutte le cose piccole e graziose, mette in bocca a Salomè versi come questi:

Padre, i tuoi cani m’han cacciata dal cortile
e i tuoi servi m’hanno sputato in viso
— solo una schiava è fuggita con me.
Padre, non comprendo di che ti sei vendicato
e neppure su chi.
Forse non ho danzato abbastanza bene?

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Soffro del ricordo del mio serpentello d’oro,
delle tue scimmie e di te,
forse,
soffro soprattutto del ricordo del Suo collo
da cui gocciolavan rubini rappresi.

La sensibilità di Adrian Maniu è squisitissima: uno sciame d’api è per lui «oro e fumo», un canarino morto somiglia a «una foglia secca», i frassini hanno un «odore di topo», le parole della donna amata suonano «come le perle di ghiaccio, che cadon dagli alberi scossi dall’aquilone».

Diamo qui «La lupa» e «Per un uccello morto»:

LA LUPA

di Adrian Maniu

Il sole scrive luci su foglie che il vento rapirà.
Nel bosco fitto, profondo, nero, e freddo,
erbe irrugiadate e fiori crescon accanto ai tronchi,
passa, oro e fumo, uno sciame d’api.