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Tudor Arghezi rappresenta oggi l’incubo dei poeti giovani, che, pur ammirandolo e imitandolo, cominciano già a dar segni d’impazienza. È il gran Maestro, la cui tecnica, perfetta e ardita al tempo stesso, è riconosciuta e in parte subita da tutti i poeti della nuovissima generazione. Natura polemica, amara, acre, inadattabile, qua e là volutamente cinico e brutale fino alla scatologia; di tutto si serve a fine puramente artistico e non manca della nota profondamente umana e persino gentile, soprattutto quando parla di bambini e ai bambini.
La sua ideologia ondeggia fra il rimpianto di un Eden perduto, d’innocenza direi quasi vegetativa, e l’amarezza di chi si sente spinto dalla fatalità del suo io a percorrere strade impervie e maledette.
Citiamo tre frammenti caratteristici:
I.
Non sapendo di carte e d’inchiostro, |
(Dal volume «Preghiera». Trad. di Ramiro Ortiz).
II.
Le tentazioni facili e blande |