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Ion Minulescu è stato uno dei precursori della poesia «modernista» in Romania. Simbolista dapprima nelle «Romanze per più tardi», ben presto la sua tecnica squisita, la sua ricerca di sonorità insolite, il suo gusto per il paradosso e la «boutade», e, soprattutto, la sua tendenza a mettere accanto ne’ suoi versi elementi disparati: nobili e plebei, antichi e modernissimi, fanno di lui una personalità poetica «sui generis», simpatica e paradossale.

Citiamo le prime strofe di «Canta un marinaro»:

Canta a prora un marinaro
e solenne il suo inno galleggia
sull’onde del Mar di Marmara,
come in una fortezza spagnuola,
quando l’orologio della cupola
annunzia ogni ora
con un preludio di mandola.

Ma forse sarà meglio citar due poesie intere che mi sembran rappresentative.

VISITA NOTTURNA.

Mi ha battuto Madama Autunno ai vetri,
mi ha battuto con dita di pioggia
e, allo stesso modo come ogni anno,
mi ha pregato di lasciarla entrar nelle stanze,
che mi portava una scatola di «Capstan»
e sigari di Rotterdam...

Ho guardato intorno a me ed in me stesso:
la stufa fredda,
la pipa fredda,
la mano fredda,
la bocca fredda...
come potevo lasciarla andar via?
Se va via, chi sa quando tornerà!
E se in questo autunno mi battesse per l’ultima volta ai vetri?...
— «Donnez-vous la peine d’entrer, Madame!...»

E la donna dallo sguardo di fumo
è entrata subdola e umile
come una bugiarda
profezia di Sibilla...
È entrata...
E la mia stanza in un attimo