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vere, d’inverno contro la neve, di primavera e d’autunno contro il fango) ed è eternamente malato di raffreddore. Sempre, secondo le stagioni, è pieno di polvere fino ai ginocchi o spruzzato di fango fino al solino. Cammina a passi cadenzati, con cautela, e salta sulla punta dei piedi di pozzanghera in pozzanghera.

In fondo Manaila è persona molto per bene. Ha in sè qualcosa di originale e di comico e le sue azioni son tutte ispirate a generosità e cavalleria. Ha una ripugnanza istintiva per la brutalità altrui e per i gatti. Agisce sempre per principio e con testardaggine di mulo. Desiderando essere un uomo serio, è felice di far qualsiasi sacrificio purché si dica: «Il signor Manaila è un giovane di sentimenti molto gentili!». Sarebbe capace, per conservar questa fama cara e preziosa, di comprar dolci alla crema per tutte le più austere matrone della città e di portar mazzi di fiori a tutte le signorine di buona famiglia.

La domenica fa la sua passeggiata in carrozza ai giardini pubblici (nella città dove abita non ci son carrozze che a un sol cavallo e senza gomme alle ruote) e la sera fa un pasto estremamente frugale: pane e prosciutto con una tazza di thè molto debole con molto limone.

Manaila appartiene all’esigua schiera delle persone che posson permettersi il lusso di avere al cimitero una tomba di famiglia per sè e per i posteri. La tomba è dunque un documento storico indiscutibile che il primo dei Manaila fu «qualcuno».

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Manaila sa, come ogni gran narratore, mentire con arte, dice le verità in modo semplice e impressionante, evoca uomini e avvenimenti, dà loro significato, trova in essi simboli della più grande importanza.

Burattinaio fantastico, tira i fili con abilità, ride sinceramente e sinceramente piange del riso e del pianto di ciascuno de’ suoi burattini: rappresenta ora la parte di magistrato, ora di cameriera, ora di Madonna eterea.

— La «Madonnina delle Rose?» e dovrei esser io solo a non conoscerla?

Erano invece buoni amici. La «Madonnina» aveva saputo che Manaila era un giovane di buona famiglia, con tomba gentilizia al cimitero e cortesissimo colle signore.

— Ho tanto piacere d’aver fatta la sua conoscenza, caro Manaila... È così raro in questa città di gente rozza trovare un giovane d’animo nobile...

Lui le aveva baciato la mano riconoscente.

— Oh, gentile signora, che omaggio mi rendete e che felicità...

Alle feste da ballo danzava solo con lei. Era leggiera come un profumo.

Manaila si rimbocca le maniche, solleva la palma della mano come un giocoliere che voglia convincer lo spettatore che non nasconde nulla, socchiude un occhio, sorride impercettibilmente e tira dalla tasca con due dita un fazzolettino bianco di seta. Lo butta in aria, lo fa cader sulla palma della mano, e l’offre, dono miracoloso, ad Ottavio:

— Prendilo! dono da parte mia e ricordo della Madonnina! Il fazzolettino suo, il fazzolettino che mi regalò al ballo della Prefettura, quando mi graffiò il naso con le spine delle rose che aveva appuntale sul petto. Il sangue mio sul suo fazzoletta! Non è un simbolo?...

Il fazzoletto resta sul tavolino. Vi cadon sopra le lagrime e gli sguardi di Ottavio.

— Stefaniu? Una canaglia!...