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che voleva tornarsene indietro;
ma un presentimento
gli diceva di non scoraggiarsi
e continuar la sua caccia.
Coll’arco dunque e la freccia in mano
giunse a una sorgente
e, vedendo l’orma di una fiera,
tutti ivi scavalcarono
per vedere, per scrutare
che specie d’orma quella fosse.
Stando così chini a terra
e guardando con meraviglia,
alcuni dissero ch’è orma di fata
(possa l’Imperatore averla fidanzata),
altri ch’era un fiore miracoloso
(possa l’Imperatore coglierlo odoroso).
Dunque con questi discorsi
destarono la curiosità del Voda
e gli fecero nascere il desiderio
di stabilire e sapere
di dove questa fata
era venuta alla sorgente
e con desiderio ardente
seguì l’orma tutto il tempo.
E, seguendola, tanto galoppò
finche vide che conduceva
lui e tutta la sua scorta
proprio davanti all’aia di lor signori,
dove vide un fiore
lucente come una stella
che, per crescere, cresce sempre,
ma dar frutti non può
perchè la terra non le si confà.
Perciò l’Imperatore
tenne in sè consiglio
che quel fiore di bellezza
che così dolce odorava
fosse da lui preso perchè rifulgesse
alla corte imperiale,
dove il terreno le sarebbe propizio
per crescere, fiorire,
e frutti fruttificare,
e tali frutti desse
che tutti se ne compiacessero.
Così il giovine Imperatore
in sè decide e intorno
guarda, riconosce la località,
secondo i raggi delle stelle
e se ne torna a casa
coll’animo in pace
e pensando con desiderio