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ed ora eccomi qui da te, felice d’averti trovato!...
Non guardare che son vecchio: nella mia gioventù
con molte belve ho combattuto, tutte feroci e false,
or coi Polacchi, or coi Turchi, or coi Magiari, or coi Franchi di Despot,
e quanto ho imparato allora obliato non ho più...
Mi vedi malato e debole, ma questa mano risecchita
ancor l’arco può tenere è scagliar qualche freccia...
Piuttosto che morir nelle città vittima dei tiranni,
preferisco nei boschi preparar la morte a loro!...
Un essere, anche se debole, forte divien se vendicarsi brama!
Metti anche me alla prova. Sono «haiduc» e basta.

Răzvan:

Così ti voglio, nonno Tănase! E fra breve vedrai
che la città è pagana e solo il bosco cristiano...
In città tutto è schiavitù; il più ricco e il più povero
tutti portan catene, tutti gemono in servitù:
tutti servono in essa e nessuno è padrone;
lo stesso Re come schiavo al Turco vil s’inchina!...
Mentre qui cresce la quercia accanto al ciuffo d’erba,
e, per quanto ella sia forte, niun riduce in servitù;
e le selvagge fiere ch’errando van fameliche,
uccidon la povera vittima in cui il caso le fa imbattere,
ma non l’insozzano colla calunnia come la belva umana,
che la sua preda nè uccide, nè permette che viva!...
In città tutto è sepolto e imputridisce in vita
nella sua dimora stretta e fredda come feretro,
dove il respiro soffoca, dove l’orizzonte manca,
dove i mattoni, il marmo, il fango e la pietra t’aduggiano;
mentre qui la verdura ci tien luogo di pareti,
sol la fronda ci copre e solo il cielo che splende;
ai nostri piedi si stende un tappeto di mille color variato,
che la sola Natura appresta, d’erbe e di fior contesto!...
Eppure il mondo da lontano ci chiama con orrore
briganti, assassini, ladri, omicidi, ammazzasette...
oh no, nonno, non li credere! È stato sempre così,
sempre contro il perseguitato la menzogna e la calunnia s’è avventata
come s’allarga il musco sull’albero abbattuto
e non lo lascia prima d’averlo ridotto in putredine verminosa!...
Il pover contadino cui han tolto i bovi e l’aratro,
tutti i deboli, gli sfortunati, i bisognosi
trovan nei boschi la pace e ci chiaman fratelli.
Quando vedi la Moldavia in preda al saccheggio e all’oppressione,
i buoni impotenti, i cattivi senza pietà,
lo straniero e il pagano, il nobile e il ricco
essi soli protetti e ascoltati dal Voda,
riveriti da tutti, senza pensier del domani...
oh allora sei contento, quando a un tratto si fa sentire il grido
vendicatore degli «haiduci» nati dallo strazio della patria
come da un crudo dolore nasce nel petto un singhiozzo!

(Trad. di Ramiro Ortiz).