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mărgărite» (Infilatevi, perline), «Cocoșul negru» (Il gallo nero) e numerosissime altre produzioni, ha ottenuto successi clamorosi; A. De Hertz, autore garbato di commediole di tipo francese; Caton Theodorian («La famiglia dei Bujorești»), Zaharia Bârsan («Le rose rosse»), C. Ciprian, il cui «Omul cu mârțoaga» (L’uomo dal ronzino) ha ottenuto una decina d’anni fa enorme successo, Victor Ion Popa, di cui ricordiamo «Ciuta» (La capriola) e la delicatissima «Mușcata din fereastra» (Il geranio del davanzale). Octavian Goga che in «Domnul notar» (Il signor segretario comunale) ci ha dato un quadro riuscito della vita e delle sofferenze dei romeni di Transilvania sotto il giogo ungherese.


Da «Răsvan și Vidra» di B. P, Hasdeu.


Dal «Canto II»: LA VENDETTA.


Tănase:

A Iasci, giovanotto, si raccontan su di te
molte storielle, buone e cattive, tante
quante neppure immaginar potresti!
Gli uni ti lodano assai qual guerriero coraggioso,
gli altri (voglio dire i «boieri») ti calunniano con livore;
e quanto a’ tuoi zingari... pietà! mi taglierò la lingua,
che altrimenti, qualunque pena le dessi,
sarebbe inutile: direbbe sempre il vero!

Răzvan:

Seguita, nonno, seguita! Non me l’ho mica a male.

Tănase:

Quand’è così, gli zingari strillan che sei il lor profeta:
i lor ceppi infrangerai, laverai i lor peccati,
in te è ogni speranza, senza te non c’è giustizia;
una matta d’indovina ha lor detto d’aver sognato
ch’un giorno sarai non solo «giudice», ma Re!...

Răzvan:

Strano!

Tănase:

Una vera bestemmia! Ma guarda un po’ se è possibile!
Una menzogna più zingaresca neppure il diavolo inventerebbe.
Ma lasciamo andar la zingara... Orbene, ti dicevo,
rimasto solo al mondo, privo de’ miei figliuoli,
senza un amico, senza tetto e senza focolare,
peggio degli zingari che almeno vagabondano insieme,
ho cominciato a riflettere ai casi miei, a far dei piani,