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L’occhio m’era di spazio affamato, |
(Trad. di Ramiro Ortiz).
La poesia di Nichifor Crainic ricorda talvolta gli accenti maschi e melanconici della poesia carducciana. Le «Terzine per gli amici» e le «Terzine patriarcali» soprattutto rappresentano l’equivalente (non più che l’equivalente) di «Davanti San Guido» e dell’ «Idillio maremmano». Persino nelle lodi del vino, dell’amicizia e nel modo di rappresentar la figura di Gesù (nei meravigliosi distici di «Gesù tra il grano») si sente un’anima carducciana, forte, ottimista, strettamente legata alla nazione che gli ha dato i natali, adoratrice della tradizione, qua e là visibilmente melanconica. Nichifor Crainic ama la vita e non può pensare alla morte che con dolore:
Queste vette d’abeti, |
(Da «Elegia» Trad. di Ramiro Ortiz).
Le pianure dalle linee ondulate, dai fertili solchi, in cui il meriggio sembra addormentarsi stanco all’orizzonte e giacere nel caldo dell’estate nell’infinito della sua indeterminatezza, gli stan sempre davanti agli occhi, gli suggeriscon quadri di paesaggio che rivaleggiano con quelli del Grigorescu:
Portando carichi di spighe passan carri pesanti |