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Dimitrie Nanu è poeta nobilissimo, ma rimasto un po’ nell’ombra per non esserci deciso a riunire a tempo le sue poesie1 in volume. Più ispirato e affettivo del Cerna, avrebbe potuto conquistare una fama ben maggiore di quella di cui gode attualmente, se avesse saputo profittar dell’atmosfera poetica di trent’anni fa, quando il poemetto filosofico di tipo eminesciano era ancora di attualità. Oggi, piuttosto che a «Gli atolli» noi ci fermiamo alle poesie crepuscolari intitolate «Un nido» (la vecchia casa paterna di Câmpulung) e «Ritorno al focolare» (dopo la guerra) che son vive anche per noi e ci ricordano in certo senso la «Casa paterna» di G. F. Damiani con in più un vivo senso di attaccamento alla terra per cui il poeta si sente una cosa stessa coll’albero che ne succhia l’umore e come lui ne vive:

Sono le linfe ascose
che mi ribollon nel sangue che l’ha succhiate,
nella foglia e nel cervello son penetrate,
e il loro corso in noi è ininterrotto.

Bevemmo alle stesse sorgenti fredde,
col vostro frutto la mia fame soddisfeci,
della foresta i violini ascosi
e me e voi rasserenarono.

(«Ritorno al focolare». Trad. di Ramiro Ortiz).


UN NIDO

di Dimitrie Nanu

La mia casetta non è fabbricata in pietra,
non ha scale di marmo, e neppur tende.
Solo due nonni ridon miti alle pareti
e sembran vivi quando il fuoco palpita.

Intorno a casa mia non ci son parchi,
fontane con zampilli argentei di spume,
recessi verdi ombrosi dai quali amorini
di marmo tendan l’arco.

Lontano, in fondo agli anni, veggo la fanciullezza...
Una frotta di monelli rumorosi
da noi viene ogni sera, che nell’aia
e nella nostra casa ride l’allegria.

  1. Sulla poesia rumena contemporanea cfr. ora lo studio di Mario Roques: Poezia românească de azi. (București, Socec, 1940). Traduzione della signorina Gheorghina Ghibanescu della conferenza tenuta all’Università di Oxford dal Roques nel 1934.