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— Non lo pensate neppure, reverendo Padre, — lo incoraggiaron le suore.

(Padre Macario, nella buona intenzione di guarir presto dal raffreddore, beve a sorso a sorso tutta la bottiglina e gli effetti non tardano a farsi sentire: il reverendo padre incomincia a cantar l’ufficio dei morti com’era solito fare quando, temendo d’esser caduto vittima di qualche tentazione, voleva ricordare a se stesso che l’uomo è mortale e non sa l’ora della sua morte. Le monache, vedendolo ubbriaco, diventano più ardite).

— Reverendo Padre, — saltò su Suor Anna all’improvviso — perchè avete un naso così a peperone?

Il vecchio si toccò il naso colla mano, come se volesse sincerarsi della verità del paragone e rispose colla massima calma, senza mostrarsi punto offeso:

— Il mio naso, Suor Anna, è, come sarebbe a dire, come Dio ha voluto che fosse e non è colpa mia nè de’ miei genitori se non è uscito più bello. Ma, sarebbe a dire, credi forse, sorella, che il naso rappresenti qualcosa d’importante nella vita d’un uomo? Aiuta esso forse alla salvazione dell’anima? O ti può dar maggior saggezza di quella che Dio ha posta in te? O per avventura un soccorso o un consiglio quando l’anima fosse in pericolo di commettere peccato mortale? Neppur per sogno! Non è che una parte del corpo umano, di cui ti puoi servire, sarebbe a dire, indifferentemente, o che sia appuntito, o schiacciato, o a peperone come il mio; e chi giudica l’uomo dal naso mostra di non essere in stato di capire che cosa c’è nella testa dell’uomo cui il naso appartiene. Tu, Suor Anna, hai un nasino quanto è possibile grazioso. Ma, se, all’infuori del naso, il sommo Iddio non ti ha concesso altro bene, di quale utilità potrai essere a te stessa e a’ tuoi simili? E con qual viatico ti porrai in viaggio, quando sarà l’ora della morte? E che diresti di una monaca che bisbigliasse a un’altra: «Non voglio confessarmi a questo confessore, perchè brutto naso ha e fatto a mo’ di peperone?

— Benedite e perdonate, reverendo Padre! — disse Suor Anna, tutta rossa di vergogna, inginocchiandosi davanti al confessore.

— Benedetta e perdonata sii da Gesù Cristo nostro Signore chè troppo giovane sei e troppo sciocchina. Ma non creder, sorella, che le parole che m’hai rivolte m’abbian ferito. Il saggio non si offende mai: neppure se un pazzo, irritato d’essere incespicato in un sasso, lo raccoglie e glielo scaglia in capo. E, quanto a rattristarsi, si rattrista solo quando le sue parole non son comprese da chi dovrebbe comprenderle. Inoltre io questa sera mi sento un po’ filosofo. Giacché non è bene che il confessore sia solo un tiranno che dà l’assoluzione o infligge penitenze gravi e difficili a osservare. Egli deve talvolta essere un po’ filosofo...

(Trad. di Ramiro Ortiz).


Tra i poeti crediamo dover segnalare Dimitrie Nanu, Corneliu Moldovianu, G. Talaz, G. Gregorian, e soprattutto Nichifor Crainic («I doni della terra», «Pianure natie», ecc.), che, con Ion Pillat («Sogni pagani», «Il giardino tra i muri», «Risalendo il corso dell’Argeș», «Limpidezze», ecc.) rappresenta la personalità più importante della tendenza «tradizionalista».