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sipano all’orizzonte come la cenere di un vulcano in eruzione. Sui marciapiedi, all’ombra delle siepi, reclute dal berretto tirato indietro sulla nuca, parlottan sottovoce coi parenti venuti dal villaggio, uomini che nella fretta han calzato le scarpe dimenticando le calze, fuman col pensiero alle strettezze che han lasciato dietro di loro; donne bruciate dal sole, col fazzoletto da testa non annodato, colle piante dei piedi screpolate dal molto camminare, li guardan con occhi d’affetto, offrendo chi una gallina arrosto, chi uova sode rottesi nella bisaccia, chi pezzi di pane color di terra.

Un fischio stridulo annunzia l’arrivo di un comandante superiore. Comandi, strilli, bestemmie, scoppian da tutte le parti. I carrettieri, presi da panico, incitano i buoi che camminan lenti, ruminando calmi, con filamenti di bava pendenti dal muso, argentei e sottili come fili di ragni. La sentinella del cancello presenta le armi, il trombettiere suona a distesa, disperatamente. e la carrozza scompare, con gran rumore di ruote sul ponte del fossato, nell’ombra del viale. Ai piedi della scalinata è uscito incontro al comandante l’ufficiale di picchetto, che rapporta «che il servizio si è svolto conforme al regolamento e... agli ordini ricevuti», avrebbe voluto aggiungere, ma il comandante, vecchio e calvo, taglia corto con un gesto, e, lasciando l’ufficiale nel cortile della caserma, entra nella «segreteria» accompagnato da un sergente che ha in mano una mazza di nocciuolo tesa lungo i pantaloni.

— Bravo, Văcar, quell’animale poi non è stato di parola!

— Vedo anch’io che non è stato di parola...

— Ha finito le botti?

— Non le ha finite.

— Come sarebbe a dire: non le ha finite?

— Signor no; non le ha finite.

— Che dici? Com’è possibile che non le abbia finite?... S’era rimasti d’accordo che le avrebbe finite per sabato sera.

— Le avrebbe finite se ci fosse stato anche quell’altro, ma è rimasto solo quello delle doghe,... l’altro ha disertato...

— Se n’intendeva?

— Non se n’intendeva troppo chè era stagnaio...

— E quando pensa di farle?...

— Credo che le finirà presto.

— Bada, Vacar, sta’ attento. La settimana ventura comincio la vendemmia...

non voglio saper nulla... sei tu responsabile.

— Signorsì, ho capito.

— Hai mandati gli uomini alla vigna?

— Son partiti ieri.

— Per i polli chi hai mandati?

— Ho mandato Turlàn.

— Se n’intende?

— Io credo che se n’intenda... ha fatto la quarta elementare.

— Sa come si allevano?

— Come diavolo non dovrebbe saperlo?

— Che non te li rubino, sai! Che non muoian di sete, chè ne rispondi tu!

— Quelli sono affidati a me...

— Fatti tuoi; io non c’entro. Se muoiono, sarà meglio non comparisca più davanti a mia moglie.