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Dan pensava e gli occhi gli si riempivano di lagrime. Come aveva potuto partire per sempre, senza dir nulla ai suoi? Per non farli soffrire? Forse che così non avrebbe sofferto lo stesso?

Dal campanile all’improvviso cominciarono a spandersi nell’aria le onde canore della campana. Riempirono l’immensità della campagna, oltrepassarono le colline svegliando persino i boschi. Gli fecero l’impressione che portassero novelle, che corressero in fretta da tutte le parti, si slanciassero vertiginosamente verso i monti e tornassero poi indietro come spinto da una forza invisibile. Quella voce dolorosa gli penetrò nell’animo.

— Chi è morto, Giorgio?

— Dio lo sa, signorino!

Dan tacque, ma, dopo un poco, domandò ancora:

— Chi è morto?

— Non lo so, signorino, ce n’erano molti in punto di morte...

Dan abbracciò ancora collo sguardo il villaggio e l’orizzonte intero, al disopra del quale vagava, con un richiamo pieno di dolore, la voce della campana. Un sospiro lungo, profondo come quello di chi muore, gli sollevò il petto, poi fissò gli occhi vividi, pieni di fiamme, su Giorgio, osservandolo da capo a piedi. Il giovane che non riusciva a capire perchè Dan lo fissasse così, disse brevemente:

— Andiamo?

Dan, all’improvviso lo abbracciò stringendolo con forza al petto:

— Volta, Giorgio, volta, che ce ne torniamo a casa!

(Trad. di Nella Collini).


Da «Le babbucce di Mahmùd» di Gala Galaction.


L’ULTIMO PAIO DI BABBUCCE.

RIASSUNTO. — «Savu-il-ciabattino» ascoltando nella bettola del suo villaggio le gesta di un sergente che torna dalla guerra di Crimea con una colonna di prigionieri turchi, sì esalta, e, colla testa piena di fumi del vino, cui non è abituato, uccide uno di quei poveri diavoli già mezzo morto dal colera. La mattina dopo, passata la sbornia, si rende conto del tremendo omicidio commesso e non se ne dà pace, fino a quando un santo eremita non gl’impone di vendere e distribuire ai poveri tutto quanto possiede e di errar senza pace per il mondo, finche non avrà fatte e distribuite ai poveri mille paia di babbucce, di cui l’ultimo per il povero Mahmùd, che, cadendo all’indetro dopo il colpo fatale, aveva mostrato di avere ai piedi un paio di babbucce dalle punte rotte che lasciavan vedere le dita.

I giorni passano, Savu è invecchiato, il Danubio che scorre in vista della botteguccia di Savu porta verso Sulina e verso Stambul centinaia di vapori e di «caicchi»... Il calzolaio ha mentalmente passato in rivista i suoi compagni di mestiere e ne ha scelti due per lasciar loro la cura de’ suoi figliuoli adottivi. Matei e Costantin saranno presi come apprendisti dal calzolaio Tal dei Tali, Florea sarà preso da un altro.

Quindi Savu ha cominciato a fare i suoi conti personali... Abbandona la patria e Dio sa quando tornerà... Che cosa troverà a Stambul, quali nuovi