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miei avi, non è stata mia, nè vostra, ma de’ vostri figli e dei figli dei vostri figli nei secoli dei secoli... Ah!... niente!... vecchio, malato e privo di forze... Questo manto pesa troppo... Lo porti uno più giovane... (movir mento tra la folla. Meraviglia). Bogdan!... (gli pone sulle spalle il manto reale). E voi, come testimoni di quanto avete veduto, dite al Paese (i tuoni rimbombano più vicini) che è mia volontà che Bogdan sia consacrato Principe fin da questo momento... che la mia volontà e quella del Paese sono state sempre identiche (i boieri chinano il capo in segno di ubbidienza). Signore, (rivolgendosi al medico italiano) dammi il tuo braccio (avanza verso Bogdan sorretto dal medico, e lo spinge verso il trono). Bogdan, vieni, sali sul trono... metti sul tuo capo la mia corona... Così... (s’inginocchia). Signore, beneditelo! (tenta baciar la mano del figlio). Ah! (si abbatte sugli scalini del trono, cadendo nelle braccia di Maria e del medico).

(Trad. di Ramiro Ortiz).


Duiliu Zamfirescu (1858-1922), appartenente anche lui al cenacolo letterario della «Junimea» e delle «Convorbiri Literare», scrisse poesie ispirate ad un classicismo formale, consistente piuttosto in una perenne aspirazione del suo spirito raffinatamente signorile (non esente però da preziosità e da posa) ad un ideale d’arte armonioso e sereno, che in mi intimo senso della vita greca e romana. Fu per qualche tempo Segretario di Legazione a Roma ed a ciò dobbiamo in gran parte la sua formazione poetica e culturale e la simpatia che dovunque ed in ogni occasione mostrò per l’Italia e la sua millenaria civiltà. Ammiratore del Leopardi, non solo tradusse elegantemente in romeno parecchi de’ suoi «Canti» più belli, ma alla sua sconsolata filosofia s’ispirò nella composizione di un romanzo intitolato «Lidda» che non ebbe però gran successo. Tra le sue novelle ce ne sono alcune d’argomento italiano, ma si tratta quasi sempre di un’Italia «di genere», che non oltrepassa i limiti di quella convenzionale visione che di essa ebbero i romantici francesi in cerca di esotismo, sicché nessuno, leggendole, potrebbe pensare che lo Zamfirescu vi avesse dimorato non pochi anni. Il merito più grande dello Zamfirescu è quello di aver dato alla Romania il primo romanzo davvero moderno nel gran senso europeo, in «Viața la țara» (La vita in campagna), vero capolavoro di eleganza e di sentimento. Esso fa parte di una serie di romanzi intimamente legati tra loro, riuniti sotto il titolo di «Neamul Comăneștènilor» (La famiglia dei Comănești), in cui, a simiglianza dello Zola, ma con altri criterii d’arte, si fa la storia di una famiglia