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strane delle dita, poi l’intirizzimento che s’impadroniva di loro, lentamente, a uno a uno... Sembravano esser le membra di un insetto che si contraggano, si stendano, si agitino in movimenti stravaganti, forti, più lenti, lenti, e poi si paralizzino, per il giuoco di un bambino crudele.

Era sfinito, la mano si coceva e si gonfiava piano piano senza alcun moto.

Sura mandò un grido.

— Leiba!

Zibal le fece cenno di non disturbarlo. Un odore grasso di carne bruciata si spandeva nell’androne; si senti uno scricchiolìo e dei piccoli scoppiettii.

— Leiba, che cos’è? — ripeteva la donna.

Albeggiava. Il portone si aprì sbattendo il corpo di Giorgio appeso al braccio destro. La folla dei contadini tutti coi ceri di Pasqua accesi, si precipitò dentro.

— Che cos’è? Che cosa?

Subito capirono ciò ch’era accaduto. Zibal, che, fino a questo momento, stava immobile, si alzò gravemente in piedi. Egli si fece strada per passare, spingendo da parte tranquillamente la gente.

— Com’è avvenuto, ebreo? — gli domandò uno.

— Leiba Zibal — disse l’oste a voce alta e con un gesto largo — va a Iași per dire al rabbino che Leiba Zibal non è ebreo... Leiba Zibal è «goi», perchè Leiba Zibal ha acceso un cero a Gesù!

E l’uomo partì lentamente verso l’oriente nella direzione della montagna, come un saggio viandante che sa che per un lungo cammino non si parte con passo frettoloso.

(Trad. di Costantino Petrescu, Lanciano,
Carabba, 1914, pp. 31 sgg.).


Non possiamo fermarci troppo — e ce ne dispiace — ad Alexandru Odobescu (1834-1895) che, oltre all’essere archeologo e storico dei più importanti che abbia avuti la Romania, a noi interessa soprattutto come novelliere («Doamna Chiajna», «Mihnea-Voda-cel-Rău») e come autore di quell’originalissimo libretto ch’è il «Pseudokineghetikos» e cioè; «Falso trattato di caccia», in cui, sotto colore di voler comporre un trattato cinegetico, parla delle più svariate questioni in uno stile giocoso, ma pieno di attrattive anche per la svariata e profonda cultura dalla quale è tutto permeato e che ricorda, in certo modo, lo stile del nostro Panzini, in cui l’elemento «livresque», pur abilmente dissimulato, ha tanta parte. Le novelle dell’Odobescu son quasi tutte d’argomento storico, ma il loro pregio principale è la forma, elegantissima, e, nello stesso tempo tutt’altro che retorica e pedantesca, ma agile e viva, che fa di esse una lettura deliziosa.