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fu Ion Luca Carageale (1852-1912), autore drammatico soprattutto, ma anche novelliere dei migliori che abbia mai avuto la Romania. Spirito arguto e beffardo, insofferente delle ferree catene della realtà pratica, la sua vita passò in continui tentativi di guadagnarsi il pane, restando il più che fosse possibile libero e indipendente. Giornalista dapprima, poi, per breve tempo, impiegato in una manifattura di tabacchi, finì col preferire la vita del commerciante e fu padrone di birrerie e del ristorante della Stazione di Ploești, finché si decise ad espatriarsi e morì a Berlino. Fu nel 1888 Direttore del «Teatro Nazionale» di Bucarest, al quale aveva dato le commedie: «O noapte furtunoasă» (Una notte indiavolata), «Conu Leonida față cu reacțiunea» (Il Sor Leonida alle prese colla reazione), «O scrisoare pierdută» (Una lettera smarrita), «De ale Carnăvalului» (Avventure di Carnevale) e il potente dramma «Năpasta» (La sciagura). Le sue novelle più celebri, più volte tradotte in tedesco (e in italiano da Constantin Petrescu) sono: «O făclie de Paști» (Un cero di Pasqua), «Păcat» (Peccato) e «La hanul lui Mânjioală» (All’osteria di Mânjioala); ma anche tra i suoi bozzetti umoristici («Momente, schite, amintiri») ce ne sono di originalissimi ed esilaranti. Il comico del Carageale ha però qualcosa di troppo scettico e spietato, che produce un effetto deprimente. Nel suo teatro comico non c’è mai un personaggio onesto, morale, appassionato; si tratta di un’intera popolazione di piccoli borghesi ridicoli nelle loro piccole manie senza mai un raggio di idealità, senza mai una ventata di passione o di avvenimenti serii; il che finisce, a lungo andare, collo stancare e col sembrare innaturale. È, del resto, un po’ il difetto del genere comico, che i Greci, maestri squisitissimi di gusto, sentirono la necessità di rialzare coll’introduzione dell’elemento lirico dei cori. Dove il Carageale riesce meglio è nel mettere in ridicolo i politicanti furbi e la borghesia bottegaia, che si affannava ad adottare le forme di governo dei popoli dell’occidente, introdotte in Romania troppo in fretta, senza tener conto del grado di evoluzione sociale in cui si trovava il loro paese e che perciò davan luogo a scene di un comico irresistibile. «La sua potenza di osservazione — dice il Cartojan — e la sua «vis comica» sono straordinarie. Nulla gli sfugge