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popor» (Novelle del popolo), «Padureancă (Boscaiuola), raccolti recentemente in due volumi sotto il titolo generico di «Nuvele» (1892-1907), i romanzi «Mara» e «Cel din urina armaș» (L’ultimo Bargello). Scrisse anche uno studio storico «Despre Maghiari» (Sugli Ungheresi) e qualche dramma di non molto valore. Le sue novelle sono state tradotte in tedesco, e, in italiano, da Cesare Rubetti con prefazione di Vincenzo Crescini, del quale ci piace riportar qui il giudizo: «Dal sentimento nazionale ebbe principio l’intensa alacrità letteraria dello Slàvici, onde vennero commedie, drammi, novelle, schizzi, ricordi, che spirito nuovo infusero nella letteratura di Transilvania, del cui dolore nella servitù come dell’anima tutta come si rivela nelle tradizioni e nel costume fu lo Slàvici interprete profondo ed eloquente. Tali furono e sono questi Romeni: soprattutto anime, vive e forti anime, dalle quali luce e fiamma si sprigionano a colorire d’immediata efficacia impetuosa pagine ricche di poesia, bellamente conciliata colla sapienza accorta dell’osservare e del descrivere. Fu notato che pregio caratteristico di questi geniali scrittori è Tessere devoti e fedeli figli della loro terra, che in essi palpita, rievocata e riprodotta, adorata sempre, come paesaggio, come storia, come popolo. Ecco appunto: sono poeti del paese e del popolo. Il contenuto folkloristico diventa arte, senza perdere la sua sincerità primitiva. La poesia v’è come un fiore che spontaneamente sbocci dal seno della terra e s’animi della fantasia e del popolo. Il «Mulino della fortuna» è un racconto steso alla brava, con tocchi rapidi e vigorosi, è tutto insieme vita e passione: è un quadro epico nell’insieme dell’ambiente e delle persone, degli umani contrasti e dell’arcano dolore, della catastrofe punitiva e del senso arcano di Dio, eccelso e giusto su tanta caducità misera e travagliata. Abbondano le scene grandiose e tristi. Vien fatto però di rammentare il gusto macabro, e, se si voglia, dell’esagerazione tragica, diffuso un momento nel romanticismo occidentale. Da noi il byroniano Guerrazzi informi». Diamo qui alcune pagine del «Mulino della Fortuna»;

Dal «Mulino della Fortuna» di Ion Slavici.

Lì nella valle c’è il Mulino della Fortuna.

Il viandante, da qualunque parte giunga, si rallegra allorché lo scorge dalla cima della nuda colina; poiché, provenendo da località pessime, esso