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Di ragazzi buoni come lui |
(Trad. di Ramiro Ortiz).
Al cenacolo della «Junimea» appartenne anche Ion Creangă (1837-1889), che, nel suo genere, può considerarsi come uno dei più grandi scrittori romeni. Figlio di contadini benestanti, prese da giovane l’abito talare, che però abbandonò presto, non confacendosi alla sua natura libera e spregiudicata. Fu amicissimo di Eminescu e come lui innamorato della poesia e dell’arte popolare. Di lui ci restano le deliziose «Amintiri din copilărie» (Ricordi d’infanzia) e moltissime fiabe e leggende scritte nella lingua dei contadini romeni, ma ripulita e portata da lui al massimo dell’eleganza e dell’arte. Tra queste fiabe e leggende citeremo «Capra cu trei iezi» (La capra con tre capretti), «Soacra cu trei nurori» (La suocera con tre nuore), «Harap alb» (Il moro bianco), «Punguța cu trei bani» (La borsetta con tre soldi), «Moș Nichifor coțcarul» (Zio Niceforo il biricchino).
Diamo come esempio della prosa del Creangă un brano delle «Amintiri din Copilărie» nella traduzione italiana della Signora Agnesina Silvestri-Giorgi:
Dalle «Amintiri din copilărie» di Ion Creangă:
L’UPUPA.
Una mattina la mamma mi svegliò a gran fatica, dicendomi:
— «Su, dormiglione, prima che si levi il sole: vuoi che venga l’upupa a baciarti, a contaminarti e a mandarti di traverso tutta la giornata?»
Perchè così diceva la mamma per farci paura a proposito di un’upupa che da molti anni aveva il nido in un tiglio vecchissimo e pieno di buchi, sul fianco della collina, nel podere di zio Andrea, il fratello minore del babbo. L’estate non si udiva altro: «Pu-pu-pup! Pu-pu-pup!» fin dall’alba, e ne rintronava il villaggio.
Quel giorno, appena alzato, la mamma mi mandò subito nei campi a portar da mangiare a certi zingari che avevamo presi a opera per zappare, nella Valle Secca, vicino a Topolitza. E, mentre me ne andavo col paniere, si udiva sempre:
— «Pu-pu-pup! Pu-pu-pup! Pu-pu-pup!».
E io, credete forse che tiri innanzi per la mia strada? Macché! Piego verso il tiglio coll’idea di prender l’upupa, perchè proprio ce l’avevo con