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Il grano poi spuntava
e l’ha coltivato zio Basilio
per settimane e mesi
finché l’ha trovato maturo
con chicchi grandi come nocciuole
e la paglia grossa come cannucce.
Zio Basilio allora è corso a casa
ed ha sellato il cavallo baio
dai finimenti di perle.
Ed è giunto a Soroca
ed ha comprato falci a iosa.

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E così lo miete, lo lega in covoni
e la paglia raccoglie in mucchi.
E zio Basilio aveva due cavalli neri,
neri come corvi,
veloci come il vento,
ardenti come il fuoco,
ed egli li bardò,
le criniere arricciò,
la coda con nastri legò,
per condurli al mulino.
Ed ha empito zio Basilio un sacco
e l’ha portato al mugnaio.
Il mugnaio ha fatto «cioc-cioc»
ed il grano ha macinato,
poi ha fatto questa schiacciata
col santo segno della croce
cotta per noi bifolchi,
perchè diamo con una mano
e prendiamo coll’altra,
senza inganno nè frode.
Signori boieri, il tempo è bello
e v’ho trovati tutti in buona salute!


Treizeci Cântece Populare alese de Societatea
Compozitorilor Români. București, 1927,
p. 24, n. 10. Trad. di Ramiro Ortiz.)


Una terza forma dell’epica popolare romena è rappresentata dalle «basme» (leggende), o «povești» (racconti), che corrispondono in certo senso alle nostre novelline popolari ed i cui protagonisti obbligati sono lo «Zmeu» (specie di drago malefico), Făt-Frumos (il Reuccio) e Ileana Cozinzeană (la Reginotta) colla differenza che nelle «basme» non è necessario sian di sangue reale, ma rappresentano semplicemente il tipo del bel giovanotto e della bella ragazza di campagna idealizzati in una luce di leggenda.