Venner l’arme a staffetta, e il Duca armato
comincio per la sala spasseggiando
pagan, poltron, furfante, disgraziato,
la morte tua è in punta de sto brando
& quello straniamente sfoderato
mille ferite al uago uento dando,
dicea rendite a me cochin pagano
ch’Astolfo son che fei caccar Martano.
In tanto Cardo con rabbioso suono
horribilmente dicea se indugiate
a comparire in campo ad un sol sono
adesso abbruciero questa cittate
non giouera a chiedermi perdono
perche di uoi haro quella pietate
chel gran coglion Bartolameo hauea
quando fuggir qualche poltron uedea
Io uengo, io scendo, a caual monta, aspetta
gridaua d’Inghilterra il Duca altiero,
e con quella ruina, e quella fretta
che trahe del letto un infermo il cristero,
scende le scale, e inanzi chel pie metta
inella staffa, e il culo in sul destriero
ritorna in sala e dice piano & lento
uo confessarmi, e poi far testamento