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— Ti aiuterò io: ho mandato i bambini a messa, perchè, così vestiti di nuovo, con me non sarebbero stati fermi, in chiesa. Carlino era in un orgasmo incredibile. Io andrò sola alla messa delle dieci e mezzo in S. Bartolomeo, poi torno a casa per condurli a fare un giro nel corso. Sono tanto carini così, li vedrai!
Egli si era svegliato, al solito, in quella camera, nella quale tutto gli era famigliare. Il mobilio in noce si componeva di un letto, due comò, l’armadio collo specchio, un tavolino da toeletta e due portacatini, uno per lui e uno per Caterina, nascosti nell’angolo dietro l’armadio. Ma i comodini erano ricoperti di un piccolo ricamo bianco ad uncinetto, perchè i candelieri e i bicchieri dell’acqua per la notte non ne sciupassero la lustratura.
L’aria ed il sole avevano riempito allegramente la camera.
Caterina andò nella saletta a prendergli i panni già spazzolati.
— Avresti potuto spogliarti qui, stanotte.
— Non volevo disturbarti.
— Ti ho sentito ugualmente. Alzati, dunque, vado a prenderti l’acqua fresca.
Egli si accorse di avere le ossa indolenzite. Improvvisamente quel pensiero dimenticato lo riassalse.
Quando Caterina tornò con la brocca bianca nella mano, egli guardava la parete con gli occhi spaventati.
— Muterò l’asciugatoio dopo; per questa mattina ti puoi ancora servire del vecchio; — e ne aveva già tolto un altro dal comò, a lunga frangia candida, ornato da due grandi lettere sottili, a colori rosso e turchino.