Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— Non hai tua moglie?
Questa crudele bassezza non l’offese.
— Se ti annoi, vattene, — ella riprese: — per quello che mi hai dato, siamo pari.
— Che cosa vuoi?
Non pertanto aveva già speso molto danaro per lei, senza che la ragazza si fosse rimpannucciata. Dove lo metteva adunque? Neppure essa avrebbe saputo dirlo: aveva pagato dei debiti, ne aveva prestato alle compagne, lo buttava in piccole compre, e finiva col non avere mai un soldo, così credendo, quasi in buona fede, di non costargli nulla.
Intanto nella città la cosa cominciava a propagarsi. Egli sul principio temette qualche scena dalla moglie, poi rassicurato dalla ignoranza, che la vita casalinga le faceva, non ebbe più ritegno; solamente, quando rimaneva fuori di casa tutta la notte, inventava pretesti. Una strana morbosità aveva finito col fargli credere di essere cresciuto d’importanza possedendo quella ragazza di un temperamento così acre e voluttuoso. Tutte le segrete vanità del maschio, acuite da una passione mal corrisposta, si combinavano grottescamente nella sua testa. Poi erano esplosioni ardenti e luminose di sensualità, che lo lasciavano senza forza per andarsene, in una di quelle stanchezze pesanti ed insieme gradevoli, come dopo certe scorpacciate, quando si prova un ultimo piacere nel non potersi più muovere.
Ma i giorni passavano rapidamente, la compagnia doveva trasportarsi a Cesena.
— Mi lascerai? — egli le chiese scioccamente una mattina.
Ella, intenta a pettinarsi, lo guardò senza rispondere. Nella cassetta di cartone, entro la quale teneva