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avrebbe potuto fermarlo ed interrogarlo. Egli lo sentiva; alla prima parola rivoltagli avrebbe dato in uno scoppio di pianto, e la confessione gli sarebbe sfuggita intera, spaurita, come ad un bambino, per lasciarlo dinanzi alla indifferenza alquanto stupefatta dell’altro. Perchè nessuno ha davvero pietà di ciò che non lo tocca; si guarda, si ascolta, si assente con una segreta inconfessabile soddisfazione di non essere in tale caso, e si accusa sempre chi vi soccombe.

Egli invece avrebbe avuto bisogno di un’immensa pietà. Forse vi avrebbe trovato l’energia di soffocare tutta la rivolta, nascondendo con un ultimo sforzo quella compiacenza del sentirsi quasi rimpianto, che è l’orgoglio segreto di tutti i nostri dolori, l’ultima impossibile rinuncia anche pei suicidi. Ma egli non aveva a cui parlare, e soprattutto non gli sarebbe riuscito di trovarne il modo. La sua colpa era troppo sciocca, nel motivo e nelle conseguenze, per eccitare le simpatie di qualcuno: non aveva nè padre nè madre; sua moglie non avrebbe capito più dei proprii bambini la tragica fatalità di quella scempiaggine.

Egli doveva esaminarla solo, senza la falsità di alcun aiuto.

Benchè avesse già deciso istintivamente, e tutte quelle incertezze non fossero che gli effetti appunto di tale decisione, tuttavia l’istinto vi tornava sopra. Morire subito, senza dir nulla, senza aver prima esaurito tutti i mezzi di difesa, era ancora più impossibile che assurdo. La vita, appunto perchè piena di drammi, ha un numero infinito di soluzioni, le quali non si possono vedere tutte al primo sguardo, mentre la morte aspetta pazientemente in fondo, ter-