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una ragazza che nemmeno gli piaceva; ma ad ogni disillusione cogli amici, sui quali credeva di contare, pur confessando a se stesso di non averne motivo sufficiente, la tetraggine gli si addensava nell’animo. Quella giornata gli era parsa eterna, specialmente nelle ultime ore. Perchè aveva perduto il treno delle quattro e mezzo? non avrebbe saputo dirlo. Infatti quelle, che con uno sforzo di volontà potevano sembrargli combinazioni probabili per la girata della cambiale, erano tutte esaurite prima della colazione. Dopo, non aveva tentato ancora che per rabbia contro se stesso, per darsi dell’imbecille prima, e poi bestemmiando nel fondo del cuore contro il destino. Ma lo sapeva già. Quindi aveva girellato trovando sempre le strade troppo lunghe, curiosando senza voglia nelle vetrine, con quell’aria pesante e distratta, alla quale la gente non s’inganna quasi mai e fiuta i poveri, gli spostati, tutti coloro momentaneamente senza danaro e nella impossibilità di procurarselo malgrado qualunque dolore della necessità. Egli stesso si accorgeva di tradirsi; una vergogna nuova e sottile gli faceva credere di essere mal vestito, gli pareva di sentirsi sempre qualche occhiata addosso; poi non s’incontrava più, egli uso a trovare tanto lusso e tanta squisitezza a Bologna, in niente di bello.
Quando vide accendersi i primi lampioni, ne provò un sollievo: l’ombra del crepuscolo aveva spopolato le strade, rendendo meno osservabili coloro che vi passavano. Si avviò verso la stazione, allungando la strada per tutte le svolte sino alla Montagnola; il vecchio ed angusto passeggio era deserto, pieno di alberoni secolari, che avevano già messo le foglie, ma che in quel freddo di sera non abbastanza pri-