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— T’inganni; c’era appunto venerdì sul Secolo un articolo, non ricordo più di quale scienziato, che spiegava come le probabilità del suicidio aumentino in ragione della ricchezza.
— Non può esser vero, — si ostinò Montalti.
— Lei, maestro? — tagliò corto il padrone.
— Coloro che non sentono più la religione.
— Lo sapevo...
Romani doveva dire ancora la sua, ma dal tavolo prossimo due o tre operai si erano voltati, udendo il quesito, ed ascoltavano le risposte.
Uno proruppe:
— Lo dico io: i beccamorti! essi sanno meglio degli altri che la morte è brutta: la morte è come una donna, ma finchè non ci pare bella, non commettiamo la sciocchezza di sposarla.
— Bene! — fu gridato in coro.
— Un bicchierino a Matteo!
— Questo voglio offrirlo io, — disse il padrone alzandosi: — mi sei piaciuto nella risposta.
⁂
Guardava il grande orologio nero fra le due scansie gialle, al disopra della porta.
Gli altri se n’erano andati in gruppo, e a poco a poco quasi tutti i tavolini erano rimasti deserti, mentre l’aria della notte, entrando leggera dalla bussola spalancata sul portico, spazzava i vapori dei ponci e dei sigari. Dal fondo della cucina giungeva, tratto tratto, un tintinno dei bacili e dei bicchieri, che il facchino lavava forse per la centesima volta nella giornata.