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constatare l’inintelligenza della donna davanti all’orrore imminente di tale tragedia, con quella falsità di carezze sempre uguali nell’amore gratuito o venduto.
Sul marciapiede di contro, rasente all’ultimo gradino della grande scalinata, in quel momento passò l’Anitra, una donna di trent’anni, cui il portamento dei fianchi troppo bassi aveva meritato questo nomignolo: era sola, vestita al solito con una certa modestia, malgrado il proprio mestiere di etèra plebea.
Si alzò di scatto per seguirla, nessuno gli aveva badato.
Dovette passare attraverso molti gruppi di donne, ma dai loro sguardi si accorse subito di essere sospettato, perchè andava troppo dritto su quella traccia. Sapeva dove ella abitava: un vicolo remoto, lercio, dal nome purissimo “Delle Vergini”: ma l’Anitra rasentò la fontana a sinistra.
Si era accorta di lui.
Allora egli non osò più accelerare il passo, il pentimento lo ripigliava.
Ella proseguiva adagio, con quel suo pesante ondulamento delle anche, che si distingueva bene nell’ombra rotta dai fanali. I capelli neri le facevano un grosso mazzo sulla nuca.
La gente si rarefaceva ancora, lungi dalla piazza, l’ombra s’infittiva: egli passò sull’altro marciapiede per essere più libero.
— Perchè non la fermo? — si chiese, senza saper rispondere.
Tuttavia quell’orgasmo gli durava, si sentiva battere il cuore, come altre volte recandosi a qualche convegno passionale; aveva i sensi irritati e quella