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— Dove ti sei nascosto oggi, che non ti ho più visto? — ridomandò Ponti.
— Ho girato.
— Solo?
— Così... non sempre, — si corresse, ricordando l’incontro con don Procopio.
— Dunque vieni?
— No.
— Perchè? Vieni.
— Non ne ho voglia.
Sopraggiunse un altro, al quale Ponti fece la stessa proposta, e che accettò.
Romani rimase solo daccapo.
Perchè non aveva accettato? Era stato un rifiuto istintivo, ripugnante, quasi di un ferito, che qualcuno, stupido o villano, invitasse a ballare, poichè gli era accaduto di ricusarsi così nella giornata ad altri inviti, sempre colla stessa sensazione amara di disgusto. Il passaggio delle donne, che talvolta a quell’angolo gli sfioravano quasi il ginocchio colla gonnella, lo tirava inconsciamente ad altri pensieri: qualche profumo vaporante dalle vesti errava nella sera, nomi femminili salivano dai crocchi vicini a lui, mentre al di là della strada, in quel largo dinanzi al loggiato, fra i tavolini, molto signore si erano già fermate, e i camerieri correvano affaccendati, recando o togliendo i bacili. La festa diventava più tentatrice nelle ombre della notte; pochi bambini erano ancora in giro, nell’aria agitata da uno scirocco leggero soffiavano improvvise caldezze. Le donne, quasi belle a quell’ora, avevano nel passo qualche cosa di diverso, un’ondulazione, che gli abiti festivi rendevano più provocante, quindi voltavano il capo allungando i sorrisi, o si chiamavano fra loro