Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
sala del bigliardo: notò che due vecchi lo guardavano.
Aveva la mano ferma. Gualtiero Ponti si affacciò dalla strada alla vetrina; allora egli si affrettò.
- Cara zia,
2 maggio 1896.
Vi raccomando i miei bambini, abbiate pietà di loro che sono innocenti; io sconto tutte le mie colpe colla morte.
E firmò, avvolgendo come al solito tutta la firma dentro il riccio dell’ultima i.
– Hai fatto presto, — gli disse Ponti avvicinandosi.
L’altro aveva già chiuso la lettera nervosamente, la mano gli tremava nello scrivere l’indirizzo.
— Dammela: te la getto nella buca, mentre vado dal tabaccaio a comprare le sigarette, altrimenti potresti scordartene, come accade quasi sempre a me.
Romani rimaneva perplesso; se impostava la lettera, la cosa diventava irrevocabile. Una nebbia di sangue gli salì dal cuore agli occhi.
Quasi senza comprenderlo, si cercò in tasca il soldo per il francobollo.
— Va! ce lo metto io, — disse Ponti colla mano tesa per ricevere la lettera.
Quindi la prese senza guardare la soprascritta, e uscì dal caffè.
Romani non si poteva muovere, ma pensava, rabbrividendo:
— In ultimo, vi è sempre qualcuno che vi spinge.