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— Aspettatemi dunque! — esclamò l’avvocato Guglielmi, indugiando nel rimettersi il pastrano grigio da mezza stagione, e aperse la bussola, che dal caffè dava sotto il portico.

Gli altri due si erano fermati ad attenderlo.

Il portico leggermente ricurvo era poco illuminato; due guardie di pubblica sicurezza stavano addossate all’ultima colonna verso la piazza, che, stretta fra il doppio loggiato, a quell’ora e in quella tenebra sembrava anche più piccola. I suoi fanali, bianchi sopra esili colonnine di ghisa, non rischiaravano nè la notte nè il selciato; erano otto d’ambo i lati, e la loro luce faceva poco più di un’aureola intorno ai loro vetri. Benchè fosse appena mezzanotte, e i due maggiori caffè tuttavia aperti, non passava alcuno. La massa bruna del duomo disegnava un’ombra più scura sul lividore biancastro della grande scalinata in granito, un’opera nuova, per la quale nella cittadina si era speso troppo e parlato anche di più; a fianco del duomo, quasi dirimpetto al caffè, donde l’avvocato era uscito per ultimo, la fontana monumentale, prigioniera di un’alta cancellata a palle di