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l’avevano guastata col ricco fratello senza che si fosse più potuta rappattumare con lui. Egli non le mandava quasi nulla, permettendole solo di alloggiare in quella casa; ella viveva non si sa di che.

Il ragazzo era simpatico. Le loro due miserie si vollero bene quasi subito, d’istinto. Giannino le raccontò tutto, l’altra taceva. Nella camera, sopra un fornello di terra cotta, fumava un pentolino.

— Vuoi farti prete come mio fratello: egli avrebbe potuto almeno darti qualche cosa.

Il ragazzo sorrise lietamente, poi le mostrò la carta da dieci lire e volle consegnargliela per evitare tutti i rischi: in tasca gli rimanevano ventotto soldi regalatigli dalle sorelle, tre dei quali erano del fratello più piccolo. Egli aveva già fatto in testa il proprio bilancio: bisognava spendere meno di sette soldi al giorno calcolando che gli altri pochi soldi necessari per le penne, per la carta e per il lume potesse guadagnarli da chierico in qualche funzione: lo stesso carrettiere che aveva portato il letto, era disposto a riportare gratuitamente al villaggio ogni quindici giorni il fagottino della biancheria, perchè le sorelle potessero lavarla.

Dal momento che l’acqua non costava nulla e il pane lo si vendeva sei soldi il chilogramma, gliene rimanevano tre per il companatico, perchè il ragazzo sapeva di poter vivere con solo mezzo chilo; poi ad ogni vacanza di Natale, di carnevale e di Pasqua, sarebbe tornato al paese per una settimana, e là mangiando cogli altri avrebbe risparmiato i sei soldi quotidiani.

La vecchia non era solita a spendere molto di più: un caffè col latte la mattina, tre soldi di minestra a pranzo, presso a poco altrettanto da cena. Questo impossibile bilancio era purtroppo vero, ma la vecchia non propose nulla: fu il ragazzo che col-