Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
INCENSO
I.
Un signore, che villeggiava presso il suo paesello nell’estate, lo aveva un giorno scherzosamente chiamato «vescovo», e quel nomignolo gli era rimasto.
Era un povero ragazzo di sedici anni, benchè ne mostrasse appena tredici, lungo e sottile quasi quanto la grama veste talare, che il parroco gli aveva regalato per quella occasione della sua discesa al seminario della città, famoso in tutta la provincia perchè Vincenzo Monti, il grande poeta romagnolo, e forse il solo poeta delle Romagne, vi aveva fatto gli studi nella seconda metà del secolo passato. Ora il seminario non valeva gran cosa come scuola, ed è probabile che anche allora non valesse di più. Ad ogni modo pel «vescovo» era stato quello il massimo, indimenticabile giorno della sua giovine vita. A casa la mamma era morta tisica da un pezzo: vi rimanevano il babbo alto e secco, buon uomo, di carattere mite, con due figlie già grandi ed un ragazzetto: erano cinque in tutto, e il padre, cantoniere della provincia, non aveva che quarantacinque lire al mese di stipendio. I conti non furono