Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
ingannatrice si fosse decisa a tradirlo, egli l’abbandonerebbe bruscamente.
Ma certi sintomi gli davano a pensare: ella non gli aveva ancora offerto alcun regalo, nemmeno di quelle quisquiglie che le donne prodigano sempre. Voleva essa così risparmiare delicatamente il suo orgoglio di gentiluomo povero? O in quella inimicizia, risorgente fra loro da tutti gli abbandoni più voluttuosi, cercava piuttosto di avere con lui meno addentellati per balzare più agile in una improvvisa rottura? Lelio aveva creduto di riconoscere fra i suoi piccoli gioielli abituali, a certe preferenze o a certe frasi, parecchi regali di altri amanti conservati poi per gradevolezza di ricordi o di uso.
A lui solo non aveva mai chiesto nulla: valeva egli meno per lei? Forse anche meno di un vestito, come si era vantato di provarle in quella scommessa?
Allora lo riprendeva più dolorosa la collera di non poterla amare malgrado tutta la frenesia dei trasporti, nei quali perdeva naturalmente più di quanto ricevesse.
Questa micidiale superiorità della donna lo irritava talvolta sino all’odio di sè medesimo.
Perchè cedere così il sangue più puro della propria giovinezza? Quella donna non l’avrebbe abbandonato forse in quel medesimo carnevale, dimenticandolo per sempre, fra la turba volgare degli altri amanti? Non era lei la vincitrice, che poteva passare la vita nei piaceri senza perdervi nulla di più importante? Colla abitudine critica di ogni vero artista egli aveva già analizzato abbastanza bene la propria passione; era una frenesia di sensi e di vanità, una forza composta di due debolezze, e profezia forse di una debolezza peggiore. Altri illustri erano caduti in quel-