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lone, mentre la coda lunga dell’abito le strisciava dietro sul tappeto con un fruscìo sommesso.

Fin dal primo appuntamento la battaglia era scoppiata con una veemenza d’incendio. Quei cinque mesi di assenza parevano aver accumulato dentro di loro le energie di una nuova giovinezza, ma ella risorgeva sempre più provocante da ogni prostrazione di un minuto, con quell’appagamento insaziato della donna, che per seguitare a volere non ha nemmeno bisogno di seguitare a sentire.

Infatti certe sue dissolutezze avevano l’acredine di una sfida, cui l’altro rispondeva nell’orgasmo dei propri ventiquattro anni. Eppure non si amavano; egli non era geloso, ella non s’inquietava di nulla, ma uguali nella tempra della giovinezza potevano abbastanza contendere nella disparità dell’ingegno e della posizione perchè quella lotta sensuale durasse ancora qualche tempo.

Nullameno una medesima dolente passione di non sapere amare li spingeva così freneticamente l’uno nelle braccia dell’altro quasi a frugarsi dentro l’anima, attraverso le carni, nella folle speranza di trovarvi finalmente il secreto di quell’amore, senza cui il piacere rimane sempre così al disotto della felicità.

Intanto per un tacito accordo, suggerito da una stessa condizione di spirito, non s’interrogavano mai al di là del presente, divorandolo più festosamente nella coscienza secreta della sua brevità.

Lelio però aveva una pretensione, che durante quel periodo ella non potesse accettare la corte di nessun altro: doveva essere questo il suo trionfo, la originalità del ricordo, che ne resterebbe ad entrambi, perchè Lelio medesimo avrebbe dovuto serbarle per forza quella specie di fedeltà; poi un bel giorno o in una notte anche più bella, prima che l’amabile