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— Appunto perchè tutta la musica di Wagner è una musica di fantasmi: gettatele dentro un raggio di sole e non rimarranno di quelle nebbie che poche gocce di rugiada.
— Perle! — ribattè la principessa Irma.
— Anzi lagrime, questa grande parola di tutti i romanticismi, perchè anche Wagner è un romantico.
E la discussione deviò, ma Lelio vi aveva ottenuto di attirare sopra di sè l’attenzione generale.
— Il vostro libro? — ella gli chiese poco dopo.
Si parlavano in piedi: ella era scollacciata colle braccia nude, brune di una peluria finissima, e un grande occhio di tigre brillantato nei capelli. Il lungo strascico dell’abito nero pareva farla più grande. Egli corretto dentro la marsina la fissava con occhi febbricitanti; per un attimo fu il più forte, quindi nel farle un complimento le si chinò sul seno quasi a respirarne il profumo, ma allora un sorriso sfiorò le labbra della dama.
— Come siete!... — egli esclamò volgarmente con quella sincerità di bramosia alla quale le donne sono quasi sempre sensibili.
— Avete bisogno di me per un capitolo?
— Vi trascinerò fino in fondo al libro.
— Ah! sapete già anticipatamente la fine? quale orrore! — sogghignò malignamente.
— Irma, se non scappi ti do un bacio qui.
— Scemo!
— Te lo do.
— Me ne vado.
Egli la seguì; nel secondo gabinetto, pei fumatori, non v’era alcuno; allora improvvisamente, violentemente le si attaccò colla bocca sopra una spalla. Ella acconsentì tutto colla bella testa arrovesciata, muta, rivolgendosi già per tornare nel sa-