Pagina:Oriani - Oro incenso mirra, Bologna, Cappelli, 1943.djvu/66

no in un giovane di quel tempo e pieno d’intenzioni rivoluzionarie in arte, non era un wagneriano.

La principessa stava ancora in villa; poi si videro la prima volta ad una rappresentazione di prosa nel teatro del Corso: ella gli fece un cenno, Lelio salì subito a farle visita e la trovò più deliziosa. La Campagna le aveva dorato le carni, il sole le era rimasto negli occhi verdi pieni di baleni, pareva persino diventata più semplice.

La sua toeletta di quella sera, in casimiro grigio, era di una modestia adorabile.

Parlarono subito vivacemente, egli tentò qualche allusione, cui l’altra rispose con un sorriso discreto senza un accenno alla ripresa della loro relazione. Egli s’irritava: sentiva mancarsi il terreno ad ogni parola, incapace di trovare uno scatto per impadronirsi di quella donna, che avendolo dimenticato non sembrava disposta a cercarlo nuovamente. Poi dovette ritirarsi perchè tutti gli amici, anche i meno confidenziali, si affollavano nel palchetto per farle i primi complimenti del ritorno.

Egli rimase ferito, cupo di una umiliazione, dinanzi alla quale tutti i ragionamenti per rinunziare a quella avventura, degna solo di riempire la giovinezza di qualche sfaccendato elegante, diventavano inutili ora che un desiderio lo aveva ripreso vicino a lei, improvviso e famelico, di possederla ancora come la prima volta per lasciarle in qualche punto una traccia incancellabile.

La secreta inimicizia dei sessi, raramente sopita per qualche istante dall’amore vero, gli riaccendeva dentro il sangue le tentazioni della lotta in una smania anche più iraconda di sentirsi mordere da’ suoi baci, e di soffocarla in una di quelle strette, sotto le quali la voluttà stessa urla di spasimo. Poi rinvenendo come da un sogno vedeva nettamente la serie