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oggi tutte le vecchie classi sociali senza poterle rifondere in un tipo nuovo.

Se lo si accoglieva nei palazzi più aristocratici, vi rimaneva pur sempre lo stesso estraneo senza importanza, al quale si sarebbero potuti accordare tutti gli appoggi per la migliore delle carriere, ma che nessuno avrebbe voluto per genero nemmeno nelle case meno ricche. Quindi lo giudicavano uno di quei tanti provinciali, che l’università pulisce e la gioventù sostiene qualche anno a galla, finchè ritornano nella lontananza delle provincie, o peggio ancora discendono la gamma delle false posizioni, che la mancanza di una ricchezza o di un nome impone agli spostati della grande vita mondana.

Lelio Fornari non doveva finire in alcuna delle due categorie, ma allora nessuno avrebbe potuto fargli il complimento di un diverso avvenire, mentre egli medesimo nelle ore più cupe di scoraggiamento, dinanzi alla indifferenza del pubblico all’altezza della meta, cessava spesso di meritarlo.

Quindi trascorreva i giorni in una sorda irritazione, dalla quale scaturivano tristi litigi col padre. Questi, avendo saputo dei pochi debiti contratti a Bologna, si era affrettato a negare ogni soccorso; l’altro, già poco disposto a chiederlo aveva potuto a stento frenarsi; poi la scena era peggiorata.

— Tu somigli tutto a tua madre! — aveva esclamato il vecchio.

— E per questo la trattaste sempre così male?

La risposta era troppo vera e fulminea.

— Lo sai tu se questa ragione non poteva essere sufficiente? — replicò l’altro dopo una pausa guardandolo pesantemente.

Lelio, che malgrado il suo pessimismo amava la memoria della madre, ebbe paura di aver troppo compreso.