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al collo con ambo le mani in una rabbia ipocritamente graziosa di pantera:
— Ecco il violento! — esclamò.
Ma dieci minuti dopo, quando Lelio fatto più molle, col volto ancora un po’ madido, la lasciava baciandola sui capelli come una bambina, ella tornò a chiedere:
— Mi ami?
— Tu no.
— Niente, niente? — ella ripetè biascicando le parole.
— Nemmeno come un vestito.
— Scommettiamo.
Lelio era triste.
— Hai paura di perdere? — insistè provocantemente: — scommettiamo.
— Sia pure, ti proverò, che io per te non valgo neppure un vestito.
Ella cessò di sorridere.
— Ma fai davvero?
— Poichè lo esigi.
Involontariamente si erano staccati riprendendo ognuno la propria posa; egli pareva in visita dinanzi ad una signora, che si fosse alzata cortesemente per gli ultimi saluti, ma un freddo improvviso li aveva egualmente sorpresi. La donna fu più impaziente.
— È un modo di darmi della borghese. Ma sono curiosa: me lo proverai presto?
— Lo temo.
— Grazie. Che cosa scommetti? — soggiunse tosto in tono canzonatorio tendendogli daccapo la mano.
— Più di quello che io abbia, poichè ti perderò.
— Sai, in questo momento tu non provi che