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scostò appena di qualche passo per riaccovacciarsi subito.

— La brutta bestiaccia! — disse la principessa arrivando dall’altra parte.

— È un povero....

Ella era ancora così melanconica, ma negli occhi verdi le tremava una luce insolita; il sole dardeggiando sul fieno l’aveva arroventato e faceva intorno ad essi come un’aureola d’incendio. Ella alzò una mano per ripararsi la fronte.

— Irma! — egli proruppe piegandosele sul volto col viso pallido e gli occhi ardenti. Erano soli; dietro il fienile un altro terrapieno si curvava quasi in una svolta, nessuno poteva vederli, ma udivano sempre dall’altro lato la vecchia balia vantare i bachi, che dormivano della seconda.

— Se vogliamo andare a vederli...

— Aspettiamo che abbiano finito di dar loro la foglia, si veggono meglio — rispose la contessa.

— Irma! — ripetè Lelio, ma questa volta con voce così strozzata che l’altra ribattè come sfidandolo improvvisamente:

— Che cosa vi prende? Egli si guardò attorno, l’altra ebbe un moto di spavento, ma era tardi: l’aveva già afferrata alla cintura, premendola nella parete del fienile. Ella si sentì raschiare il collo, ardere la schiena, mentre il sole le batteva sugli occhi accecante, trionfale.

— No, no...

— Gridate dunque! Ella fece ancora uno sforzo, ma l’altro la soverchiò con una demenza sùbita ed irresistibile.

Fu un attimo. Ella dovette abbassargli il capo sulla spalla sotto la furia dei baci che le mangiavano il collo, presa dentro una stretta delirante, nella qua-