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mentre da lontano gli alberi verdi sussurravano mollemente.
Ogni tanto, all’aprirsi dell’uscio, si vedeva la cucina piena di gente, che mangiava in piedi, seduta, in tutte le pose; la bella ragazza scalza era sempre nell’angolo del focolare con un piatto sulle ginocchia.
— Lasciate aperto — disse Lelio; — è più bello così! Ci vediamo tutti.
— Sì — ripetè il principe; — democrazia almeno in campagna.
Ma la principessa sorprendendo una occhiata di Lelio alla ragazza ritirò bruscamente il piedino.
Lelio si sentì nel cuore un grido di trionfo; temerariamente allungò daccapo un piede sotto le sue sottane, e lasciandosi cadere il tovagliolo, le sfiorò un’anca.
— Vi piacciono le contadine, signor Fornari? — domandò la principessa.
— Non osereste la stessa domanda col principe.
— Lo so, lo so, a lui piacciono, e a voi?
— Perchè negarlo? Sì.
— Così sudicie — ella soggiunse a bassa voce con una moina di ripugnanza.
— Come la frutta: chi lava le ciliegie in campagna?
— Ben detto! — esclamò il principe.
— Ah! voi dovreste tacere — gli si rivolse minacciandolo col dito la contessa: — vi si conosce anche troppo. Siete tutti così voialtri!
— Che cosa trovate dunque voialtri uomini di meglio nelle contadine? — insistè la principessa.
— Chi ha detto meglio? — ribattè il principe.
Ma la domanda era rivolta a Lelio.