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conte Turolla ed Armandi; questi affettava grottescamente delle arie da domestico.
Il prefetto e il deputato s’inoltrarono per salutarle, si formò crocchio: Lelio rimaneva un po’ dietro al prefetto. Allora Armandi lo presentò: la principessa ricevette il suo inchino, gli tese la mano colla solita cortesia, e passò oltre senza parlare.
Lelio e il deputato rimasero addietro, soli.
— La più bella è sempre la contessa Ghigi: la principessa non è che piccante.
Lelio Fornari sollevò bruscamente la testa come sotto la puntura di una ironia, ma quando tornò nel salone gli dissero che la contessa Ghigi e la principessa Montalto se n’erano già andate.
II.
Tutte le volte che Lelio Fornari incontrava la principessa Irma riceveva il medesimo saluto.
Ella sembrava averlo già veduto da lontano e dava al proprio volto o alla propria posa una seduzione più acuta: egli invece si irrigidiva traendosi seccamente il cappello, ma si rivolgeva tosto a guardarla, e allora, qualunque distanza li separasse, i loro sguardi s’incrociavano rapidi e sfavillanti.
Lelio fremeva cupamente di collera.
Da quella conversazione in maschera non era più riuscito ad averne altra colla principessa partita poco dopo per Roma; ma vi era rimasta quasi tutta la quaresima, e quindi al ritorno non aveva aperto che il salotto per i più intimi. Lelio Fornari, conoscendo il marito solamente di vista, non avrebbe potuto andarvi senza un invito speciale: aveva portato le due carte da visita al palazzo il giorno